Lunedì 10 marzo io e la mia classe siamo andati a Napoli per partecipare ad un grande spettacolo "L'Aida" messo in scena in teatro. L'opera racconta di una storia d’amore tra la principessa d’Egitto,Amneris, ed un valoroso guerriero egiziano,Radames, conosciuto da tutti per la sua bravura in battaglia. Del guerriero è, però, innamorata e ricambiata anche la schiava di Amneris, Aida, figlia di un re etiope. Un giorno, il giovane viene chiamato dal re egiziano a combattere per difendere la propria patria dall’attacco degli Etiopi. La notizia giunge anche ad Aida che si preoccupa per Radames ma, allo stesso tempo, per suo padre e per i suoi fratelli. Prevalse, però, l’amore per il ragazzo ed insieme, la notta prima della battaglia, architettarono un piano di fuga. Vennero, però, scoperti da Amneris, dal faraone e dai soldati. Poiché Radames aveva svelato il piano d’attacco alla figlia del re etiope venne condannato come traditore e dovette discolparsi davanti all’intero popolo. Venne chiuso in una tomba al buio ma il dolore di lasciarlo era troppo per Aida che lo seguì di nascosto. I due così morirono insieme. Successivamente allo spettacolo siamo andati a visitare la Reggia, che mi ha attratto particolarmente perché abbellita da molti oggetti in oro. Infine siamo andati a visitare il Castel dell’Ovo che ho trovato bellissimo soprattutto per il panorama. A fine giornata siamo ritornati a casa felici di aver trascorso una bellissima giornata tutti insieme.
TEMA SVOLTO IN CLASSE Eravamo appena uscite da scuola, io e Chiara camminavamo lungo la strada di casa. Mentre chiacchieravamo come tutti i giorni, vedemmo, poco lontano da noi, due ragazzi che si prendevano a botte; non sembrava stessero scherzando, si picchiavano in malo modo. Guardando meglio mi accorsi di conoscerli, abitavano nel mio parco. Erano amici! Chissà perché si stavano picchiando. Mi fermai di botto e mi misi a guardare. Avevo paura di avvicinarmi, poteva succedere qualcosa di inaspettato. Dopo solo 2 minuti si era formata una folla intorno a loro, come se fosse stato uno spettacolo, il marciapiede si era trasformato in un palcoscenico. Vedevamo come si azzuffavano, non era un bello spettacolo, bisognava fermarli, ma io non ne avevo il coraggio. C’erano delle persone che potevano farlo, ma restavano a guardare; a volte gli uomini sembrano degli animali. Quello “spettacolo” somigliava a una delle battaglie che si tenevano nel Colosseo al tempo degli antichi romani con tanto di spettatori. Cercavo di capire il motivo della loro zuffa, non ce n’era nessuno! Mi erano sempre sembrati buoni amici. Improvvisamente sentimmo un tonfo seguito da un gran silenzio che mi mise ansia. Ci avvicinammo quel poco per vedere uno dei due a terra col naso sanguinante e un occhio gonfio, l’altro era nello stesso stato ma in piedi e, stranamente, gli tendeva la mano, il “compagno di zuffa” la afferrò e quando tornò in piede, dopo un momento di completo silenzio, si abbracciarono e subito scoppiò un applauso generale. I due si voltarono e se ne andarono come se non fosse successo nulla. Così facemmo anche noi, ma non riuscivo a smettere di pensare all'accaduto e continuavo a chiedermi “perché si picchiavano?” e “ come mai hanno fatto pace?”. Bho, credo che non lo scoprirò mai.
Bene, Gaia! Ci tengo a precisare che la traccia del tema che hai svolto é la seguente: "Scrivi un racconto, immaginando una breve storia che si svolge lungo il tuo cammino da casa a scuola". Per le prossime volte vi invito a specificare sempre il titolo o la traccia del vostro componimento.
RACCONTO IN LIBRERIA DI EMANUELA SORBO " Una vita da ballerina" C’ era una volta una ragazzina di nome Angela, che amava molto danzare. Aveva 12 anni, occhi azzurri, era bionda e amava truccarsi. Di gusti e preferenze ne aveva. Amava indossare sempre vestitini di colore rosa, simili a quelli che utilizzava per danzare. Voleva molto bene alla sorella più piccola, con cui amava scherzare in ogni momento. Amava anche il canto, infatti, seguiva lezioni presso l’accademia “VIVA LA MUSICA”. Ogni giorno, il pomeriggio, dopo la scuola danzava per le strade e cantava. Ognuno, attratto dalla sua voce dolce e squillante si fermava a guardarla e ascoltarla. Della sua situazione, però, non era molto contenta. I genitori, soprattutto il padre, non condividevano la sua passione per la danza. Fin dall' età di quattro anni, desideravano che lei praticasse la pallavolo. Angela però non voleva praticare questo sport, quindi all’ età di 7 anni i genitori decisero di iscriverla presso la scuola di danza “ DANCE SUN” per farle realizzare il suo sogno.
L’orfano testo svolto alla Feltrinelli da Domenico Farro
George aveva 10 anni, gli occhi verdi color smeraldo, capelli castani e arruffati, una bocca sottile, un naso lungo e schiacciato, era basso e magro, vestiva di stracci e il suo cognome era Reynteer. George viveva a Rotterdam, perse i genitori mentre era a scuola durante i bombardamenti da parte degli inglesi. Passava le giornate di quel 1943 a rubare, chiedere l’elemosina e dormire nei vicoletti sporchi di quella grande città, con tanti spazi verdi bombardati dagli inglesi e pensare che George era orfano dal 1940 e ogni 14 luglio, giorno in cui perse i genitori, pregava accucciato tutto il giorno nel suo vicoletto (St. Andrew Street). Quei giorni, mentre rubava e riusciva a prendere una grande pagnotta, era felice e se la mangiava come non mai, visto che il colpo capitava si e no una volta al mese. Gli piaceva quando durante la festa nazionale passava la banda. Invece detestava quando i padroni delle case vicino al vicoletto dove abitava litigavano, perché non riusciva a dormire. La mattina si svegliava tardi, era un tipo pigro. Scriveva i suoi pensieri col fango sul muro. Il 25 giugno del 1944 compì 11 anni e per l’occasione rubò 5 pagnotte, 2 baguette, 5 lecca-lecca al mandarino e 5 mele al mercato. Fu la più grande impresa della sua vita. Per festeggiare decise di andare ad Amsterdam ad abitare con i nonni. Il 26 giugno era nebbioso, stranamente Gorge si svegliò all’alba. Incominciò il viaggio camminando sui binari diretti direttamente ad Amsterdam, c’era talmente tanta nebbia che non si poteva sapere se un treno ti veniva incontro o no. Ad un certo punto vide delle luci in lontananza tra la nebbia, sentì due fischi e la puzza di vapore, sapeva che si trattava di un treno; Così scappo senza sapere dove stesse andando, voleva raggiungere Amsterdam il prima possibile. Verso sera raggiunse una campagna sperduta, c’era ancora nebbia, era troppo buio per proseguire e si addormentò nell’erba fresca, gli mancava il vicoletto e non sapeva dove andare, si addormentò con questo pensiero in testa.
Tema composto alla Feltrinelli: c'era una volta un gatto come tanti. Aveva un pelo marroncino-rossiccio e un'enorme macchia che gli sovrastava il muso. Aveva un piccolo naso rosa e due orecchie biancastre, sempre afflosciate. Aveva due occhietti azzurro cielo, dolcissimi! Camminava a passo felpato, grazie alle sue morbide zampette ed aveva una coda lunghissima, così tanto da poterla utilizzare come sciarpa. E ogni tanto lo faceva. Il suo cibo preferito erano i biscotti a forma di pesce, anche se il sapore non era quello. Li adorava; riusciva a sentirne l'odore a chilometri di distanza. La cosa che odiava di più in assoluto era il bagno. Era una tragedia metterlo nella vasca: allargava le zampe e si appoggiava ai bordi. Per farcelo entrare bisognava usare il pitbull del vicino. Sembra quasi che il cuore gli si fermi e così "affonda" sconfitto nella vasca. Prendeva sempre tutte le coccole che gli porgevano. Era molto grazioso, solo che era geloso dei suoi giochini, in particolare la pallina sonora. Se qualcuno gliela prendeva, soffiava e cacciava gli artigli, ma non mordeva. Aveva occhi solo per la sua amichetta Biby; si conoscevano dalla nascita. Amava giocare con la sua padrona, Arianna. Questo gattino era un amante del "dolce dormire": se gli si dava una coperta, ci si avvolgeva e cadeva in un sonno profondo...e per svegliarlo ce ne voleva!! Era un gattino ad alta moda. Indossava sempre i suoi Rai-Ban dorati brillanti! Questo gatto si distingueva dagli altri perché, stranamente, parlava!! Ed era un guaio quando apriva bocca, dato che ne sapeva tante ed era uno spione!
Tema composto alla Feltrinelli SIMON IL GATTO PARLANTE C’era una volta una vecchia scorbutica, con la pelle ruvida come la corteccia di un albero e i capelli grigi come la cenere. Era alla finestra ,come sempre, riscaldata da piccoli ma caldi raggi dorati che penetravano da quella piccola apertura ricoperta da un sottile strato di vetro leggermente impolverato. Quello non era però un giorno come tutti gli altri. Dopo pochi minuti la nonnina si alzò dalla sua poltrona impolverata e decise di mettere su dell’acqua per preparare del tè. Sola,in quella piccola casa , chiese ad alta voce: ”Ne vuoi anche tu un po’,Sherman?”, non si era ancora rassegnata all’idea che il marito non c’era più. Stette per qualche secondo in piedi aspettando una risposta, quando una vocina disse: ”Un po’ per me, ma io non mi chiamo Sherman, il mio nome è Simon!Sono felice di fare la tua conoscenza.”. All’inizio lei rimase per un po’ in silenzio e si girò verso la vocina. Si ritrovò per terra con di fronte un gatto col pelo rosso e degli insoliti occhiali rotondi. Ancora scombussolata cominciò a parlare col gatto, pensando che fosse solo un sogno; ma non lo era. Da quel momento lei incominciò a non sentirsi più così tanto sola, finalmente il suo cuore di ghiaccio che era rimasto così insensibile per anni, fu sciolto da un dolce gatto parlante amante della letteratura in particolare i poemi di Dante e Boccaccio, ma anche ghiotto di pasticcini ricoperti di glassa e di tè con una bella fetta di limone. Francesca A.
C’era una volta un calciatore di nome Holly, aveva 27 anni, era alto 2 metri era magro, aveva un viso tondo con un naso a patata, gli occhi marroni, aveva i capelli lunghi, ricci e di colore castano. Holly era un ragazzo sportivo infatti ogni mattina andava prima a correre e poi in palestra, il suo più grande sogno era quello di diventare un calciatore professionista e di giocare a calcio con Maradona nella stessa squadra di calcio. Holly viveva a Napoli, un giorno mentre si allenava nel campo da calcio all’improvviso comparve Maradona che vedendo la bravura di Holly lo sfidò in una partita, Holly pieno di gioia accetto ma durante la partita si fece male alla caviglia per mezzo di un contrasto con Maradona ma Holly continuò lo stesso senza pensare alle conseguenze, Maradona stupido di ciò si fece segnare all’ultimo minuto perdendo la partita, alla fine diventarono amici per la pelle e giocarono a calcio nella stessa squadra per tutta la vita e diventarono famosissimi e ricchissimi.
Era bambino piccolo e minuto. Aveva pochi capelli e quei pochi che aveva erano ricoperti da fiocchi di neve. Taceva e guardava le macchine sfrecciare. Aveva la parte superiore del corpo avvolto in una sciarpa e la inferiore in una scarpa. Tra la tempesta di neve non riuscii a vedere bene la faccia,ma nel bianco si vedevano due pallini azzurri. Era stato messo in una cesta rotta. Era i mezzo alla strada che portava a casa. Sarà stato abbandonato ma non potei resistere a quello sguardo e subito lo presi con me. Lo portai a casa e gli preparai una vasca d’acqua calda. Comprai al negozio sotto casa qualche vestito coi pochi soldi che avevo. All’epoca avevo solo 12 anni e il posto che io chiamavo casa era una baracca dove i tubo gocciolavano. Era un ambiente poco adatto al bambino ma non lo volli rimettere dove l’avevo trovato e perciò lo tenni con me. Lo riscaldai con del fuoco e lui mi sorrise. Rimasi a guardarlo per qualche minuto. Quel sorriso mi rese la persona più felice del mondo. Mi ricordava mia madre e mio padre quando,prima della guerra,mangiavano a tavola assieme a me e a mio fratello. Dopo pochi secondi quella gioia svanì ripensando a cosa successe poche ore dopo. Non volevo continuare a ricordare cercavo di dimenticare ma quei momenti mi pugnalavano sempre di più. La sera mi accorsi che quel minuscolo essere non si chiamava bimbo e lo chiamai Natan. Appena lo sentì iniziò a ridere e di nuovo quei pensieri mi assalivano. Ma quando guadavo quegli occhi mi dimenticavo di tutto l’accaduto. La sera calò. Ci addormentammo e quelle coperte che avevo gliele diedi per non farlo tremare dal freddo. Dopo poco quello sguardo azzurro svanì. Quel bimbo era tutto quello che avevo e lo consideravo come un fratello poiché avevo perso il mio. Scelsi di tenerlo per dare a lui ciò che io da tempo non avevo:una famiglia.
C’ERA UNA VOLTA UNA PRINCIPESSA TENUTA PRIGIONIERA DALLA MATRIGNA PROMESSSA. UN GIORNO IL CACCIATORE FU MANDATO NEL BOSCO CON UN COLTELLO PER COMPIERE UN COMANDO NON ASSAI BELLO.
GIUNTI ALLA FORESTA SUCCESSE UNA COSA FENOMENALE IL CACCIATORE, DECISE DI NON FARLE MALE. LE CONSIGLIO’ DI SCAPPARE E LA FANCIULLA, LA FORESTA VOLEVA ABBANDONARE.
TROVO’ UNA CASETTA MA ERA ABITATA DA 7 NANI QUESTA NON E’ UNA BARZELLETTA FA PARTE DELLA FAVOLETTA
SPECCHIO SPECCHIO DELLE MIE BRAME CHI E’ LA Più BELLA DEL REAME? “BIANCANEVE” RISPOSE CON TONO LIEVE
IL GIORNO DOPO UNA VECCHIETTA SI PRESENTO’ ALLA CASETTA CON UNA COSA ASSAI SOSPETTA. E’ LA MELA AVVELENATA CHE COME UNA STUPIDA ,BIANCANEVE, L’HA ADDENTATA.
ORA GIACE ADDORMENTATA IN UNA BARA DI CRISTALLO E ALL’IMPROVVISO UN PRODE CAVALIERE SUL SUO CAVALLO. CON UN SOLO BACIO LA RISVEGLIA E,COME ALLA FINE DI TUTTE LE FAVOLE : VISSERO FELICI E CONTENTI. FRANCESCA A.
biancaneve, ragazza bellissima viveva con una matrigna cattivissima la matrigna guardava lo specchio alla mattina per sentire se lei era la più carina
ma lo specchio le diceva che lei era la più elegante e snella ma biancaneve era la più bella la matrigna arrabiata chiama il cacciatore per farsi portare di biancaneve il cuore
ma il cacciatore,il cuore di un cinghiale porta alla matrigna e biancaneve se la svigna biancaneve scappata nella radura pensa quando finirà questa avventura
biancaneve vede una casina e varca la sua porticina stanca vuol far un riposino e si addormente sul lettino
sette nanetti tornan nella casina cantando in coro una canzoncina vedon la ragazza carina stesa sul letto come una regina
la matrigna scopre la bagianata e si trasforma in contadina, arrabbiata va da biancaneve con una mela avvelenata che mordendola cade addormentata
i nani spaventati la mettono in una bara di cristallo contemporaneamente di lì passa un principe a cavallo subito innamorato , le bacia la mano lei si risveglia e scappan lontano
Era un giorno come tutti gli altri quando mentre camminavo sulla strada per recarmi a lavoro, vidi una scatola di cartone: al suo interno c’era un batuffolo di pelo rosso acceso, con due occhi color verde smeraldo, due zampette come velluto e una coda lunga e folta. Il suo miagolio era penetrante e il suo sguardo chiedeva aiuto. Decisi di portarlo a casa mia. Appena arrivati fece pipì sul tappeto e si bevve una ciotola intera di latte caldo. Dopo un’oretta lo trovai appisolato sul divano. Sin da subito dimostrò il suo carattere vivace e tenero e allo stesso tempo giocherellone e curioso. Teneva molta compagnia anche se a volte si nascondeva nei posti più improbabili: a Natale si nascose nell’albero. Dopo un anno era già un gatto sviluppato e così un giorno scoprì una cosa assurda, Robert (il gatto) sapeva parlare ma non solo,infatti sapeva anche camminare su due zampe. Da quel giorno lo trattai come se fosse un figlio. Robert dormiva in una cesta, ricoperta da un bianca coperta e un morbido cuscino, ai piedi del mio letto. La mattina ci svegliavamo e ci recavamo in cucina per la colazione. Io prendevo una tazza di caffè e lui latte e cereali e avvolte una premuta. Finita la colazione ci recavamo in bagno e ognuno si lavava i denti, ovviamente Robert per arrivare al lavandino usava un alto sgabello. Dopo la doccia ci vestivamo. A Robert avevo fatto fare un vestito su misura, sapete si vergognava di camminare per la città nudo. Verso le 9:00 ci recavamo al negozio per svolgere il nostro lavoro. Alla 13:00 pranzavamo e poi tornavamo a lavoro fino alle 18:00 quando tornavamo a casa. Qui poi ci mettevamo il pigiama e mangiavamo cinese davanti la tv. Finata la cena andavamo a letto, ma prima di addormentarci leggevo a Robert la sua storia preferita: “ il gatto con gli stivali “. Robert amava il fatto che un semplice gatto riusciva in tutte le sue imprese. Vittoria A
Vittoria, Mattia, Francesca, Eleonora, Domenico, Giovanni, Emanuela e Sabrina.... vi meritate tutti i miei complimenti innanzitutto perchè avete scritto un bell'INCIPIT di racconto e poi perchè avete inserito nel blog le vostre composizioni. Sono soddisfatta perchè la visita alla libreria Feltrinelli ha stimolato la vostra fantasia e la vostra voglia di scrivere. Devo però notare che ci sono un po' di errori sparsi qua e là. Ve li segnalerò in classe e li correggerete al più presto.
Testo fatto alla Feltrinelli: Un elefantino strano C’era una volta un elefantino diverso da tutti gli altri perché era di colore rosa, era molto piccolo, aveva un piccolo ciuffetto biondo,occhi azzurri come il cielo e aveva una grande passione per la danza. Ogni sera accendeva lo stereo al massimo del volume e iniziava a danzare il suo ballo preferito:il twist. Si definiva un esperto di moda, portava sempre una camicia verde brillantinata con scarpe intonate, occhiali da sole gialli e pantaloni rosa. Voleva diventare un famoso stilista; infatti, ogni volta che per strada vedeva qualcuno vestito male gli andava vicino e con una vocina stridula diceva <> e iniziava a saltellare di qua e di là cambiandogli l’abbigliamento. Quando finalmente finiva,faceva di si con la testa e se ne andava soddisfatto mentre il suo “cliente”cercava di chiamare il manicomio. L’elefantino camminava a ritmo di musica per la foresta con i vestiti che luccicavano e il ciuffo all’aria. Gli animali lo prendevano per pazzo, ma a lui non importava, era molto orgoglioso del suo aspetto e molto vanitoso; l’unica cosa che odiava era il suo nome: Puzzetta.
Lunedì 10 marzo io e la mia classe siamo andati a Napoli per partecipare ad un grande spettacolo "L'Aida" messo in scena in teatro. L'opera racconta di una storia d’amore tra la principessa d’Egitto,Amneris, ed un valoroso guerriero egiziano,Radames, conosciuto da tutti per la sua bravura in battaglia.
RispondiEliminaDel guerriero è, però, innamorata e ricambiata anche la schiava di Amneris, Aida, figlia di un re etiope.
Un giorno, il giovane viene chiamato dal re egiziano a combattere per difendere la propria patria dall’attacco degli Etiopi. La notizia giunge anche ad Aida che si preoccupa per Radames ma, allo stesso tempo, per suo padre e per i suoi fratelli.
Prevalse, però, l’amore per il ragazzo ed insieme, la notta prima della battaglia, architettarono un piano di fuga. Vennero, però, scoperti da Amneris, dal faraone e dai soldati.
Poiché Radames aveva svelato il piano d’attacco alla figlia del re etiope venne condannato come traditore e dovette discolparsi davanti all’intero popolo. Venne chiuso in una tomba al buio ma il dolore di lasciarlo era troppo per Aida che lo seguì di nascosto.
I due così morirono insieme.
Successivamente allo spettacolo siamo andati a visitare la Reggia, che mi ha attratto particolarmente perché abbellita da molti oggetti in oro. Infine siamo andati a visitare il Castel dell’Ovo che ho trovato bellissimo soprattutto per il panorama.
A fine giornata siamo ritornati a casa felici di aver trascorso una bellissima giornata tutti insieme.
Sabrina
Bravissima, Sabrina! Davvero un bel resoconto. Scelta giusta, quella di inserire anche un riassunto della vicenda narrata nella famosa opera lirica.
EliminaTEMA SVOLTO IN CLASSE
RispondiEliminaEravamo appena uscite da scuola, io e Chiara camminavamo lungo la strada di casa. Mentre chiacchieravamo come tutti i giorni, vedemmo, poco lontano da noi, due ragazzi che si prendevano a botte; non sembrava stessero scherzando, si picchiavano in malo modo.
Guardando meglio mi accorsi di conoscerli, abitavano nel mio parco. Erano amici!
Chissà perché si stavano picchiando. Mi fermai di botto e mi misi a guardare. Avevo paura di avvicinarmi, poteva succedere qualcosa di inaspettato. Dopo solo 2 minuti si era formata una folla intorno a loro, come se fosse stato uno spettacolo, il marciapiede si era trasformato in un palcoscenico. Vedevamo come si azzuffavano, non era un bello spettacolo, bisognava fermarli, ma io non ne avevo il coraggio. C’erano delle persone che potevano farlo, ma restavano a guardare; a volte gli uomini sembrano degli animali.
Quello “spettacolo” somigliava a una delle battaglie che si tenevano nel Colosseo al tempo degli antichi romani con tanto di spettatori.
Cercavo di capire il motivo della loro zuffa, non ce n’era nessuno! Mi erano sempre sembrati buoni amici.
Improvvisamente sentimmo un tonfo seguito da un gran silenzio che mi mise ansia.
Ci avvicinammo quel poco per vedere uno dei due a terra col naso sanguinante e un occhio gonfio, l’altro era nello stesso stato ma in piedi e, stranamente, gli tendeva la mano, il “compagno di zuffa” la afferrò e quando tornò in piede, dopo un momento di completo silenzio, si abbracciarono e subito scoppiò un applauso generale. I due si voltarono e se ne andarono come se non fosse successo nulla. Così facemmo anche noi, ma non riuscivo a smettere di pensare all'accaduto e continuavo a chiedermi “perché si picchiavano?” e “ come mai hanno fatto pace?”.
Bho, credo che non lo scoprirò mai.
Bene, Gaia! Ci tengo a precisare che la traccia del tema che hai svolto é la seguente: "Scrivi un racconto, immaginando una breve storia che si svolge lungo il tuo cammino da casa a scuola".
RispondiEliminaPer le prossime volte vi invito a specificare sempre il titolo o la traccia del vostro componimento.
RACCONTO IN LIBRERIA DI EMANUELA SORBO
RispondiElimina" Una vita da ballerina"
C’ era una volta una ragazzina di nome Angela, che amava molto danzare. Aveva 12 anni, occhi azzurri, era bionda e amava truccarsi. Di gusti e preferenze ne aveva. Amava indossare sempre vestitini di colore rosa, simili a quelli che utilizzava per danzare. Voleva molto bene alla sorella più piccola, con cui amava scherzare in ogni momento. Amava anche il canto, infatti, seguiva lezioni presso l’accademia “VIVA LA MUSICA”. Ogni giorno, il pomeriggio, dopo la scuola danzava per le strade e cantava. Ognuno, attratto dalla sua voce dolce e squillante si fermava a guardarla e ascoltarla.
Della sua situazione, però, non era molto contenta. I genitori, soprattutto il padre, non condividevano la sua passione per la danza. Fin dall' età di quattro anni, desideravano che lei praticasse la pallavolo. Angela però non voleva praticare questo sport, quindi all’ età di 7 anni i genitori decisero di iscriverla presso la scuola di danza “ DANCE SUN” per farle realizzare il suo sogno.
L’orfano
RispondiEliminatesto svolto alla Feltrinelli da Domenico Farro
George aveva 10 anni, gli occhi verdi color smeraldo, capelli castani e arruffati, una bocca sottile, un naso lungo e schiacciato, era basso e magro, vestiva di stracci e il suo cognome era Reynteer.
George viveva a Rotterdam, perse i genitori mentre era a scuola durante i bombardamenti da parte degli inglesi. Passava le giornate di quel 1943 a rubare, chiedere l’elemosina e dormire nei vicoletti sporchi di quella grande città, con tanti spazi verdi bombardati dagli inglesi e pensare che George era orfano dal 1940 e ogni 14 luglio, giorno in cui perse i genitori, pregava accucciato tutto il giorno nel suo vicoletto (St. Andrew Street). Quei giorni, mentre rubava e riusciva a prendere una grande pagnotta, era felice e se la mangiava come non mai, visto che il colpo capitava si e no una volta al mese. Gli piaceva quando durante la festa nazionale passava la banda. Invece detestava quando i padroni delle case vicino al vicoletto dove abitava litigavano, perché non riusciva a dormire. La mattina si svegliava tardi, era un tipo pigro. Scriveva i suoi pensieri col fango sul muro.
Il 25 giugno del 1944 compì 11 anni e per l’occasione rubò 5 pagnotte, 2 baguette, 5 lecca-lecca al mandarino e 5 mele al mercato. Fu la più grande impresa della sua vita. Per festeggiare decise di andare ad Amsterdam ad abitare con i nonni.
Il 26 giugno era nebbioso, stranamente Gorge si svegliò all’alba. Incominciò il viaggio camminando sui binari diretti direttamente ad Amsterdam, c’era talmente tanta nebbia che non si poteva sapere se un treno ti veniva incontro o no. Ad un certo punto vide delle luci in lontananza tra la nebbia, sentì due fischi e la puzza di vapore, sapeva che si trattava di un treno; Così scappo senza sapere dove stesse andando, voleva raggiungere Amsterdam il prima possibile. Verso sera raggiunse una campagna sperduta, c’era ancora nebbia, era troppo buio per proseguire e si addormentò nell’erba fresca, gli mancava il vicoletto e non sapeva dove andare, si addormentò con questo pensiero in testa.
Tema composto alla Feltrinelli:
RispondiEliminac'era una volta un gatto come tanti. Aveva un pelo marroncino-rossiccio e un'enorme macchia che gli sovrastava il muso. Aveva un piccolo naso rosa e due orecchie biancastre, sempre afflosciate. Aveva due occhietti azzurro cielo, dolcissimi! Camminava a passo felpato, grazie alle sue morbide zampette ed aveva una coda lunghissima, così tanto da poterla utilizzare come sciarpa. E ogni tanto lo faceva. Il suo cibo preferito erano i biscotti a forma di pesce, anche se il sapore non era quello. Li adorava; riusciva a sentirne l'odore a chilometri di distanza. La cosa che odiava di più in assoluto era il bagno. Era una tragedia metterlo nella vasca: allargava le zampe e si appoggiava ai bordi. Per farcelo entrare bisognava usare il pitbull del vicino. Sembra quasi che il cuore gli si fermi e così "affonda" sconfitto nella vasca. Prendeva sempre tutte le coccole che gli porgevano. Era molto grazioso, solo che era geloso dei suoi giochini, in particolare la pallina sonora. Se qualcuno gliela prendeva, soffiava e cacciava gli artigli, ma non mordeva. Aveva occhi solo per la sua amichetta Biby; si conoscevano dalla nascita. Amava giocare con la sua padrona, Arianna. Questo gattino era un amante del "dolce dormire": se gli si dava una coperta, ci si avvolgeva e cadeva in un sonno profondo...e per svegliarlo ce ne voleva!!
Era un gattino ad alta moda. Indossava sempre i suoi Rai-Ban dorati brillanti! Questo gatto si distingueva dagli altri perché, stranamente, parlava!!
Ed era un guaio quando apriva bocca, dato che ne sapeva tante ed era uno spione!
Tema composto alla Feltrinelli
RispondiEliminaSIMON IL GATTO PARLANTE
C’era una volta una vecchia scorbutica, con la pelle ruvida come la corteccia di un albero e i capelli grigi come la cenere. Era alla finestra ,come sempre, riscaldata da piccoli ma caldi raggi dorati che penetravano da quella piccola apertura ricoperta da un sottile strato di vetro leggermente impolverato. Quello non era però un giorno come tutti gli altri. Dopo pochi minuti la nonnina si alzò dalla sua poltrona impolverata e decise di mettere su dell’acqua per preparare del tè. Sola,in quella piccola casa , chiese ad alta voce: ”Ne vuoi anche tu un po’,Sherman?”, non si era ancora rassegnata all’idea che il marito non c’era più. Stette per qualche secondo in piedi aspettando una risposta, quando una vocina disse: ”Un po’ per me, ma io non mi chiamo Sherman, il mio nome è Simon!Sono felice di fare la tua conoscenza.”. All’inizio lei rimase per un po’ in silenzio e si girò verso la vocina. Si ritrovò per terra con di fronte un gatto col pelo rosso e degli insoliti occhiali rotondi. Ancora scombussolata cominciò a parlare col gatto, pensando che fosse solo un sogno; ma non lo era. Da quel momento lei incominciò a non sentirsi più così tanto sola, finalmente il suo cuore di ghiaccio che era rimasto così insensibile per anni, fu sciolto da un dolce gatto parlante amante della letteratura in particolare i poemi di Dante e Boccaccio, ma anche ghiotto di pasticcini ricoperti di glassa e di tè con una bella fetta di limone.
Francesca A.
Un sogno che si realizza
RispondiEliminaC’era una volta un calciatore di nome Holly, aveva 27 anni, era alto 2 metri era magro, aveva un viso tondo con un naso a patata, gli occhi marroni, aveva i capelli lunghi, ricci e di colore castano.
Holly era un ragazzo sportivo infatti ogni mattina andava prima a correre e poi in palestra, il suo più grande sogno era quello di diventare un calciatore professionista e di giocare a calcio con Maradona nella stessa squadra di calcio.
Holly viveva a Napoli, un giorno mentre si allenava nel campo da calcio all’improvviso comparve Maradona che vedendo la bravura di Holly lo sfidò in una partita, Holly pieno di gioia accetto ma durante la partita si fece male alla caviglia per mezzo di un contrasto con Maradona ma Holly continuò lo stesso senza pensare alle conseguenze, Maradona stupido di ciò si fece segnare all’ultimo minuto perdendo la partita, alla fine diventarono amici per la pelle e giocarono a calcio nella stessa squadra per tutta la vita e diventarono famosissimi e ricchissimi.
Finalmente felice
RispondiEliminaEra bambino piccolo e minuto. Aveva pochi capelli e quei pochi che aveva erano ricoperti da fiocchi di neve. Taceva e guardava le macchine sfrecciare. Aveva la parte superiore del corpo avvolto in una sciarpa e la inferiore in una scarpa.
Tra la tempesta di neve non riuscii a vedere bene la faccia,ma nel bianco si vedevano due pallini azzurri. Era stato messo in una cesta rotta. Era i mezzo alla strada che portava a casa. Sarà stato abbandonato ma non potei resistere a quello sguardo e subito lo presi con me. Lo portai a casa e gli preparai una vasca d’acqua calda.
Comprai al negozio sotto casa qualche vestito coi pochi soldi che avevo. All’epoca avevo solo 12 anni e il posto che io chiamavo casa era una baracca dove i tubo gocciolavano.
Era un ambiente poco adatto al bambino ma non lo volli rimettere dove l’avevo trovato e perciò lo tenni con me. Lo riscaldai con del fuoco e lui mi sorrise. Rimasi a guardarlo per qualche minuto. Quel sorriso mi rese la persona più felice del mondo. Mi ricordava mia madre e mio padre quando,prima della guerra,mangiavano a tavola assieme a me e a mio fratello.
Dopo pochi secondi quella gioia svanì ripensando a cosa successe poche ore dopo. Non volevo continuare a ricordare cercavo di dimenticare ma quei momenti mi pugnalavano sempre di più.
La sera mi accorsi che quel minuscolo essere non si chiamava bimbo e lo chiamai Natan. Appena lo sentì iniziò a ridere e di nuovo quei pensieri mi assalivano. Ma quando guadavo quegli occhi mi dimenticavo di tutto l’accaduto.
La sera calò. Ci addormentammo e quelle coperte che avevo gliele diedi per non farlo tremare dal freddo. Dopo poco quello sguardo azzurro svanì.
Quel bimbo era tutto quello che avevo e lo consideravo come un fratello poiché avevo perso il mio. Scelsi di tenerlo per dare a lui ciò che io da tempo non avevo:una famiglia.
BIANCANEVE-POESIA
RispondiEliminaC’ERA UNA VOLTA UNA PRINCIPESSA
TENUTA PRIGIONIERA DALLA MATRIGNA PROMESSSA.
UN GIORNO IL CACCIATORE FU MANDATO NEL BOSCO CON UN COLTELLO
PER COMPIERE UN COMANDO NON ASSAI BELLO.
GIUNTI ALLA FORESTA SUCCESSE UNA COSA FENOMENALE
IL CACCIATORE, DECISE DI NON FARLE MALE.
LE CONSIGLIO’ DI SCAPPARE
E LA FANCIULLA, LA FORESTA VOLEVA ABBANDONARE.
TROVO’ UNA CASETTA
MA ERA ABITATA DA 7 NANI
QUESTA NON E’ UNA BARZELLETTA
FA PARTE DELLA FAVOLETTA
SPECCHIO SPECCHIO DELLE MIE BRAME
CHI E’ LA Più BELLA DEL REAME?
“BIANCANEVE”
RISPOSE CON TONO LIEVE
IL GIORNO DOPO UNA VECCHIETTA SI PRESENTO’ ALLA CASETTA
CON UNA COSA ASSAI SOSPETTA.
E’ LA MELA AVVELENATA
CHE COME UNA STUPIDA ,BIANCANEVE, L’HA ADDENTATA.
ORA GIACE ADDORMENTATA IN UNA BARA DI CRISTALLO
E ALL’IMPROVVISO UN PRODE CAVALIERE SUL SUO CAVALLO.
CON UN SOLO BACIO LA RISVEGLIA
E,COME ALLA FINE DI TUTTE LE FAVOLE : VISSERO FELICI E CONTENTI.
FRANCESCA A.
poesia sulla favola di biancaneve
RispondiEliminabiancaneve, ragazza bellissima
viveva con una matrigna cattivissima
la matrigna guardava lo specchio alla mattina
per sentire se lei era la più carina
ma lo specchio le diceva che lei era la più elegante e snella
ma biancaneve era la più bella
la matrigna arrabiata chiama il cacciatore
per farsi portare di biancaneve il cuore
ma il cacciatore,il cuore di un cinghiale porta alla matrigna
e biancaneve se la svigna
biancaneve scappata nella radura
pensa quando finirà questa avventura
biancaneve vede una casina
e varca la sua porticina
stanca vuol far un riposino
e si addormente sul lettino
sette nanetti tornan nella casina
cantando in coro una canzoncina
vedon la ragazza carina
stesa sul letto come una regina
la matrigna scopre la bagianata
e si trasforma in contadina, arrabbiata
va da biancaneve con una mela avvelenata
che mordendola cade addormentata
i nani spaventati la mettono in una bara di cristallo
contemporaneamente di lì passa un principe a cavallo
subito innamorato , le bacia la mano
lei si risveglia e scappan lontano
ps: il foglio del racconto alla feltrinelli l' ho dimenticato a scuola appena lo prendo domani plubblichero la storia
RispondiEliminaCENERENTOLA-POESIA
RispondiEliminaCENERELLA CHIUSA IN CUCINA
PULIVA PULIVA POVERINA
LA SUA BRUTTA MATRIGNA
AVEVA DUE FIGLIUOLE
CON I BUCHI SOTTO LE SUOLE.
ERA ARRIVATO IL GRANDE GIORNO
TUTTE ORNATE
VOLEVANO ESSERE INCORONATE.
ANCHE CERENELLA VOLEVA ANDARE
AL CASTELLO PER BALLARE.
MA SOLO DI STRACCI VESTITA
POTEVA ANDARE.
COSI’ APPARVE LA FATA
PER PORTARLE LA VESTE INCANTATA.
CON LA SUA BELLA MAGIA
LA ZUCCA TRASFORMO’
E QUEL BEL FANTINO
ALTRO NON ERA CHE UN TOPOLINO
TUTTO QUESTO FINO A MEZZANOTTE SAREBBE DURATO.
AL CASTELLO
IL PRINCIPE SI INNAMORO’
MA A MEZZANOTTE LEI SCAPPO’
LA SCARPETTA DI CRISTALLO
PERSE AL BALLO.
IL PRINCIPE ERA LEI CHE VOLEVA SPOSARE
E PER TUTTE LE CASE LA ANDO’ A CERCARE.
E LA TROVO’ ANCORA PIU’ BELLA
LA SUA DOLCE CENERELLA
VITTORIA A.
Il testo della feltrinelli
RispondiEliminaEra un giorno come tutti gli altri quando mentre camminavo sulla strada per recarmi a lavoro, vidi una scatola di cartone: al suo interno c’era un batuffolo di pelo rosso acceso, con due occhi color verde smeraldo, due zampette come velluto e una coda lunga e folta.
Il suo miagolio era penetrante e il suo sguardo chiedeva aiuto.
Decisi di portarlo a casa mia.
Appena arrivati fece pipì sul tappeto e si bevve una ciotola intera di latte caldo.
Dopo un’oretta lo trovai appisolato sul divano.
Sin da subito dimostrò il suo carattere vivace e tenero e allo stesso tempo giocherellone e curioso.
Teneva molta compagnia anche se a volte si nascondeva nei posti più improbabili: a Natale si nascose nell’albero.
Dopo un anno era già un gatto sviluppato e così un giorno scoprì una cosa assurda, Robert (il gatto) sapeva parlare ma non solo,infatti sapeva anche camminare su due zampe.
Da quel giorno lo trattai come se fosse un figlio.
Robert dormiva in una cesta, ricoperta da un bianca coperta e un morbido cuscino, ai piedi del mio letto.
La mattina ci svegliavamo e ci recavamo in cucina per la colazione.
Io prendevo una tazza di caffè e lui latte e cereali e avvolte una premuta.
Finita la colazione ci recavamo in bagno e ognuno si lavava i denti, ovviamente Robert per arrivare al lavandino usava un alto sgabello.
Dopo la doccia ci vestivamo.
A Robert avevo fatto fare un vestito su misura, sapete si vergognava di camminare per la città nudo.
Verso le 9:00 ci recavamo al negozio per svolgere il nostro lavoro.
Alla 13:00 pranzavamo e poi tornavamo a lavoro fino alle 18:00 quando tornavamo a casa.
Qui poi ci mettevamo il pigiama e mangiavamo cinese davanti la tv.
Finata la cena andavamo a letto, ma prima di addormentarci leggevo a Robert la sua storia preferita: “ il gatto con gli stivali “.
Robert amava il fatto che un semplice gatto riusciva in tutte le sue imprese.
Vittoria A
Vittoria, Mattia, Francesca, Eleonora, Domenico, Giovanni, Emanuela e Sabrina.... vi meritate tutti i miei complimenti innanzitutto perchè avete scritto un bell'INCIPIT di racconto e poi perchè avete inserito nel blog le vostre composizioni. Sono soddisfatta perchè la visita alla libreria Feltrinelli ha stimolato la vostra fantasia e la vostra voglia di scrivere.
RispondiEliminaDevo però notare che ci sono un po' di errori sparsi qua e là. Ve li segnalerò in classe e li correggerete al più presto.
Testo fatto alla Feltrinelli: Un elefantino strano
RispondiEliminaC’era una volta un elefantino diverso da tutti gli altri perché era di colore rosa, era molto piccolo, aveva un piccolo ciuffetto biondo,occhi azzurri come il cielo e aveva una grande passione per la danza.
Ogni sera accendeva lo stereo al massimo del volume e iniziava a danzare il suo ballo preferito:il twist.
Si definiva un esperto di moda, portava sempre una camicia verde brillantinata con scarpe intonate,
occhiali da sole gialli e pantaloni rosa. Voleva diventare un famoso stilista; infatti, ogni volta che per strada vedeva qualcuno vestito male gli andava vicino e con una vocina stridula diceva <> e iniziava a saltellare di qua e di là cambiandogli l’abbigliamento.
Quando finalmente finiva,faceva di si con la testa e se ne andava soddisfatto mentre il suo “cliente”cercava di chiamare il manicomio.
L’elefantino camminava a ritmo di musica per la foresta con i vestiti che luccicavano e il ciuffo all’aria. Gli animali lo prendevano per pazzo, ma a lui non importava, era molto orgoglioso del suo aspetto e molto vanitoso; l’unica cosa che odiava era il suo nome: Puzzetta.
nel testo riportato sopra il computer mi ha tolto un pezzo.
RispondiElimina*con una vocina stridula diceva "no, no, no così non va bene".